Nel mezzo del mio giardino segreto c’è una fontana;
l’acqua che sgorga trabocca da una piccola vasca poco profonda
mantenendola sempre piena fino all’orlo e con la superficie
dell’acqua liscia come una pellicola, appena impercettibilmente
increspata dalla corrente.
Sullo specchio dell’acqua si riflettono le miriadi di stelle del
firmamento, e il globo luminoso della luna, e il manto profondo della
notte estiva, e le sagome scure delle fronde degli alberi del mio giardino, e
tutto ruota intorno come in un sogno.
Quando guardo nello specchio vedo anche l’immagine riflessa del tuo
viso sorridente e luminoso come il fresco ruscellare dell’acqua: sei
bellissima, pura, fragile, il mio piccolo sogno.
Avvicino piano la mano aperta all’acqua per accarezzare la tua guancia,
ma, appena con la punta del dito sfioro la superficie, è come se fosse
caduta una goccia di pioggia, e tanti cerchi concentrici si irradiano dal
punto del contatto increspando l’acqua e facendo tremolare e svanire tutte
le immagini.
Rimango con la mano protesa e, quando l’acqua è nuovamente calma,
riappaiono le stelle e la luna, ma tu non ci sei più.
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