L’automobile si sente vecchia e stanca; adesso ci voleva che si
mettesse anche a prudere la ruggine sui bordi del cofano!
Bisognerebbe non dover più viaggiare e stare sempre al riparo nel box per
essere sicura di non creare problemi al suo guidatore; ma come si fa? Il
guidatore deve andare a lavorare tutti i giorni.
Per fortuna che il guidatore lavora vicino a casa e quindi i viaggi sono
brevi e non ci vuole molto tempo per arrivare.
Ogni tanto però l’automobile sente che il motore perde potenza a
tratti e che la marmitta sbuffa un po´; così, se c’è
un po´ più di traffico del solito e magari si devono fermare
qualche momento in coda, all’automobile quei momenti sembrano
interminabili perché teme di spegnersi e di mollare il suo guidatore
lì per strada.
Se il guidatore si trasferisse in un altro ufficio, magari in centro, e i viaggi
diventassero più lunghi e difficili sia per l’orario che per il
traffico, l’automobile non crede proprio che ce la farebbe.
Poi, quando alla sera finalmente tornano a casa, l’automobile tira un
sospiro di sollievo perché anche questa volta è riuscita a
riportare a casa il suo guidatore malgrado l’acqua avesse raggiunto una
temperatura così alta da mettere a dura prova le guarnizioni ormai secche
e screpolate.
Se anche l’indomani mattina l’automobile non riuscisse più a
partire, sarebbe un problema, certo, ma almeno il guidatore non rimarrebbe a
piedi lontano da casa.
L’automobile se lo sente che ormai finirà presto dallo
sfasciacarrozze, e un po´ ha paura di rimanere da sola, al buio, al
freddo, circondata da una montagna ostile di altri rottami come lei; in fondo
però sarebbe anche una liberazione dalle responsabilità verso il
suo guidatore, ed anche lui sarebbe più libero.
Ormai l’automobile avrebbe paura a portare il suo guidatore a cena con gli
amici in qualche posto fuori mano: e se al ritorno lei va in panne in piena
notte in mezzo ai campi? L’automobile non vuole che il suo guidatore sia
costretto a rientrare a casa presto perché lei non è più
affidabile; ormai escono quasi solo più per andare a lavorare o a fare la
spesa.
Una domenica mattina il guidatore è andato a prendere
l’automobile per portarla all’autolavaggio: il guidatore lo sa che
all’automobile è sempre piaciuto tanto l’autolavaggio, con
tutti quegli scrosci di acqua fresca e poi quei massaggi sulla carrozzeria con
il panno.
Ormai però l’automobile ha paura di sentirsi male: potrebbe
bagnarsi qualche cavetto dell’impianto elettrico con la guaina
logorata.
L’automobile non voleva che il guidatore ci rimanesse male visto che
pensava di fare qualcosa che le facesse piacere; così ha trattenuto il
fiato per tutto il tempo sotto i rulli e ha cercato di tenere chiuse strette
tutte le fessure sperando che il ciclo di lavaggio fosse breve e che lei
riuscisse a resistere senza problemi.
Sulla breve strada del ritorno l’automobile stava per mettersi a
piangere, ma per fortuna il guidatore ha azionato i tergicristalli per
asciugare l’acqua residua sul parabrezza, così non si è
accorto di nulla.
Ormai è da un po´ che va avanti così e l’automobile
deve fare mente locale per ricordare quando è stata l’ultima volta
che si è sentita in piena efficienza.
Ripensandoci, non è passato poi così tanto tempo, e questo
rincuora un po´ l’automobile perché potrebbe significare che
si può ancora risistemare; questa flebile traccia di ottimismo
però svanisce la prima volta che il motore perde di nuovo un colpo.
L’automobile rientra nel box dondolando un po´ a causa dei
cerchioni ovalizzati e della convergenza da regolare.
Si sente più stanca del solito. I fanali si spengono.
La copia letterale e la distribuzione di quest’opera nella sua integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, gratuitamente, a condizione che questa nota sia riprodotta.