Cerbiatto di primavera
Venaria, 26 gennaio 1992
Il cerbiatto di primavera ha gli occhi maliziosetti. Il cacciatore del villaggio
attende impaziente tutta la settimana sognando i suoi occhi, la magia dei suoi
occhi.
Alla domenica mattina finalmente il cacciatore va nel bosco per cercare di
catturare il cerbiatto di primavera, per capire se è davvero ingenuo e
scanzonato, oppure se si prende solo gioco di lui. Ma non è vero che vuole
saperlo: il cacciatore vuole solo sognare per sempre il cerbiatto ed i suoi
occhi, la magia dei suoi occhi.
Il cerbiatto di primavera non si fa catturare: corre tra gli alberi, sguscia tra
i rovi e salta i ruscelli, e ride, ride sempre malizioso. Ogni tanto il
cacciatore del villaggio si accorge di stare semplicemente passeggiando per il
bosco con la risata del cerbiatto nella mente e sognando dei suoi occhi, la
magia dei suoi occhi.
Che bello!, che serenità!, ma ora bisogna correre: il cerbiatto è già lontano ed
il cacciatore non vuole che si stanchi del gioco.
Qualche volta il cerbiatto di primavera lo fa apposta: si nasconde in un
cespuglio di more, ma spezza un ramo con la zampetta per farsi sentire dal
cacciatore e poi alza solo un attimo la testa, come per volersi assicurare che
lui non l’abbia scoperto, ma invece è proprio quello che vuole.
Il cacciatore sa che anche questa volta il cerbiatto sfuggirà via all’ultimo
momento lasciandosi solo quasi sfiorare e lo lascerà con il cuore colmo della
sua risata e con l’immagine dei suoi occhi stampata nella mente, la magia dei
suoi occhi.
Ma a tutti e due piace questo gioco, al cacciatore del villaggio e al cerbiatto
di primavera, ed insieme rideranno e correranno ridendo per i prati fino a
sera.
E poi c’è la magia, la magia dei suoi occhi.
Dario Scoppelletti