L’automobile

Collegno, 11 febbraio 2008

L’automobile si sente vecchia e stanca; adesso ci voleva che si mettesse anche a prudere la ruggine sui bordi del cofano!
Bisognerebbe non dover più viaggiare e stare sempre al riparo nel box per essere sicura di non creare problemi al suo guidatore; ma come si fa? Il guidatore deve andare a lavorare tutti i giorni.

Per fortuna che il guidatore lavora vicino a casa e quindi i viaggi sono brevi e non ci vuole molto tempo per arrivare.
Ogni tanto però l’automobile sente che il motore perde potenza a tratti e che la marmitta sbuffa un po´; così, se c’è un po´ più di traffico del solito e magari si devono fermare qualche momento in coda, all’automobile quei momenti sembrano interminabili perché teme di spegnersi e di mollare il suo guidatore lì per strada.
Se il guidatore si trasferisse in un altro ufficio, magari in centro, e i viaggi diventassero più lunghi e difficili sia per l’orario che per il traffico, l’automobile non crede proprio che ce la farebbe.

Poi, quando alla sera finalmente tornano a casa, l’automobile tira un sospiro di sollievo perché anche questa volta è riuscita a riportare a casa il suo guidatore malgrado l’acqua avesse raggiunto una temperatura così alta da mettere a dura prova le guarnizioni ormai secche e screpolate.
Se anche l’indomani mattina l’automobile non riuscisse più a partire, sarebbe un problema, certo, ma almeno il guidatore non rimarrebbe a piedi lontano da casa.

L’automobile se lo sente che ormai finirà presto dallo sfasciacarrozze, e un po´ ha paura di rimanere da sola, al buio, al freddo, circondata da una montagna ostile di altri rottami come lei; in fondo però sarebbe anche una liberazione dalle responsabilità verso il suo guidatore, ed anche lui sarebbe più libero.
Ormai l’automobile avrebbe paura a portare il suo guidatore a cena con gli amici in qualche posto fuori mano: e se al ritorno lei va in panne in piena notte in mezzo ai campi? L’automobile non vuole che il suo guidatore sia costretto a rientrare a casa presto perché lei non è più affidabile; ormai escono quasi solo più per andare a lavorare o a fare la spesa.

Una domenica mattina il guidatore è andato a prendere l’automobile per portarla all’autolavaggio: il guidatore lo sa che all’automobile è sempre piaciuto tanto l’autolavaggio, con tutti quegli scrosci di acqua fresca e poi quei massaggi sulla carrozzeria con il panno.
Ormai però l’automobile ha paura di sentirsi male: potrebbe bagnarsi qualche cavetto dell’impianto elettrico con la guaina logorata.
L’automobile non voleva che il guidatore ci rimanesse male visto che pensava di fare qualcosa che le facesse piacere; così ha trattenuto il fiato per tutto il tempo sotto i rulli e ha cercato di tenere chiuse strette tutte le fessure sperando che il ciclo di lavaggio fosse breve e che lei riuscisse a resistere senza problemi.
Sulla breve strada del ritorno l’automobile stava per mettersi a piangere, ma per fortuna il guidatore ha azionato i tergicristalli per asciugare l’acqua residua sul parabrezza, così non si è accorto di nulla.

Ormai è da un po´ che va avanti così e l’automobile deve fare mente locale per ricordare quando è stata l’ultima volta che si è sentita in piena efficienza.
Ripensandoci, non è passato poi così tanto tempo, e questo rincuora un po´ l’automobile perché potrebbe significare che si può ancora risistemare; questa flebile traccia di ottimismo però svanisce la prima volta che il motore perde di nuovo un colpo.

L’automobile rientra nel box dondolando un po´ a causa dei cerchioni ovalizzati e della convergenza da regolare.
Si sente più stanca del solito. I fanali si spengono.

Dario Scoppelletti

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