Il ragno

Orbassano, 15 marzo 2007

Il ragno è perso, smarrito nella sua stessa ragnatela, un labirinto di pensieri, di considerazioni, di parole. Ma com’è successo?
Sono parole che il ragno non ha mai detto, che ha preferito non dire, che non ha mai sentito, che non ha mai voluto sentire.
Però è vero: queste parole il ragno le ha pensate, se le è immaginate, le ha sognate, e adesso sono tutto intorno a lui.

Il ragno si è chiuso dentro la sua trappola e quello che desidera è fuori, alla portata di tutti, che cresce, che cambia, che si trasforma, in una parola sola che vive; e non sta certo ad aspettare lui.

Il ragno cerca di uscire, ma incontra i fili delle sue immaginazioni, alcuni taglienti, altri appiccicosi; cede alla tentazione di tessere altre considerazioni che gli traccino una via lungo i corridoi ancora praticabili, anche se lo sa che così complica solo ulteriormente la matassa come se fosse di filo spinato, e alla fine si ritrova di nuovo al punto di partenza al centro del labirinto.

Il ragno ha solo due braccia e due gambe ed è velenoso solo per se stesso. Il ragno non fa mai niente, il ragno pensa troppo.

Dario Scoppelletti

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