Vegani

Collegno, 16 marzo 2016

È molto facile per noi uccidere e mangiare degli esseri viventi che sentiamo così diversi e lontani da noi come se fossero degli alieni.

Essi apparentemente non si muovono.
Alcuni sono ancorati a terra come se fossero ai ceppi, ma in realtà sono liberi fino a che siamo noi a strapparli dalla loro fonte di linfa vitale.
Alcuni sono rinchiusi in tane sotterranee come se fossero sepolti vivi; ma sono vivi, fino a quando siamo noi a tirarli fuori, esposti nudi alla luce del sole dalla quale si proteggevano.
Alcuni pendono come impiccati da curiose strutture alle quali sembrano estranei ma che in realtà sostengono le loro vite, fino a che siamo noi a privarli del loro rifugio sospeso per portarli nel nostro mondo dominato dalla forza di gravità.

Essi sicuramente non hanno arti o ali o altri mezzi per fuggire, per sfuggirci, ma comunque non li salverebbero perché non hanno occhi per vederci arrivare, per guardarci dilatando le pupille dal terrore mentre ci accingiamo a spegnere la loro vita.

Essi non emettono suoni o rumori. Non hanno bocca per gridare dal dolore mentre inventiamo modi sempre più fantasiosi per torturarli a morte.

Essi non perdono sangue sporcando le nostre mani; alcuni al massimo stillano il loro succo vitale che noi beviamo avidamente.

Con loro, così diversi, possiamo anestetizzare le nostre coscienze col pensiero che non siano veri e propri esseri viventi: noi non siamo assassini; gli altri sì, gli altri lo sono.

Dario Scoppelletti

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